Il toner è una polvere finissima contenente particelle di carbone, ossidi di ferro e resina. Viene usato dalle stampanti laser e nelle fotocopiatrici e nei fax. Il toner viene depositato da un tamburo sui fogli da stampare e successivamente, passando attraverso un riscaldatore, viene fuso e si imprime sulla carta andando a costituire il testo e le immagini stampate.
Le cartucce di stampa per le stampanti correnti sono disponibili in ciano, magenta, giallo e nero (CMYK).
nizialmente era essenzialmente composto da polvere di carbone ma successivamente, per migliorarne le prestazioni, alle particelle carboniose è stato mescolato un polimero, La ci composizione varia da un produttore all'altro, ma solitamente è un copolimero stirene acrilato, una resina poliestere o alcuni altri polimeri speciali. La formulazione esatta varia da produttore a produttore e anche da macchina a macchina, ed è generalmente brevettata.[1]
Originariamente la dimensione delle particelle del toner era mediamente di 14–16 µm[2] o più. Per migliorare la risoluzione dell'immagine la dimensione delle particelle venne ridotta fino a raggiungere la risoluzione di circa 8–10 µm per 600 DPI. Riduzioni ulteriori della dimensione delle particelle sono ricercate mediante l'applicazione di nuove tecnologie come emulsione-aggregazione.[3] I produttori di toner mantengono standard di controllo della qualità per controllare la distribuzione della dimensione delle particelle, allo scopo di produrre una polvere adatta all'uso nelle loro stampanti.
Tradizionalmente il toner è stato prodotto miscelando gli ingredienti e creando un blocco che veniva rotta o trasformata in palline, successivamente trasformate in una polvere fine con un mulino a getto d'aria. Questo processo produce granuli di toner di dimensioni variali e forma asferica. Per produrre polveri ancora più fini alcune ditte usano un processo chimico per crescere particelle di toner da reagenti molecolari. Questo processo risulta in particelle di toner di dimensioni e forme più uniformi, che permetto una riproduzione dei colori più accurata e un uso del toner più efficiente.
Per inserire in maniera ordinata il pigmento nero o colorato (carbone, polimero, poliestere) entra nel processo, l'ossido di ferro che, sensibile al magnetismo indotto in punti precisi del foglio di carta, viene disposto e successivamente fuso dal calore del forno fusore (si veda xerografia) attaccandosi alle fibre della carta.
Nelle prime macchine il toner doveva essere versato da una bottiglia in una apposita apertura; oggigiorno invece si utilizzano apposite cartucce usa e getta che includono il toner, i meccanismi per la sua distribuzione e a volte il tamburo fotosensibile. Queste cartucce, una volta esaurite, possono essere rigenerate da aziende specializzate.